Ricomincia la scuola: il caso Quaranta
Si apre l'anno scolastico con le sue inevitabili complicazioni.
Inevitabili perchè stiamo parlando di uno dei più importanti sistemi di
aggregazione sociale, con responsabilità educative e formative enormi e dunque
con una ricaduta sulla vita quotidiana di ciascuno di grandissima importanza,
per quanto si possa tentare di negare questa evidenza.
Il caso della scuola elementare islamica di Via Quaranta a Milano può essere
considerato come un'occasione di riflessione per tutti, al di là di polemiche
politiche, che qui non interessano.
Vediamo di riassumere brevemente la vicenda:
L'8 Settembre compare in rete la notizia che " Il
Comune di Milano ha deciso di chiudere la scuola araba di via Quaranta. Il
settore Educazione del municipio milanese ha infatti spedito un lettera al
preside dell'istituto in cui si spiega che, in quella ex fabbrica alla periferia
della città, dove da sei anni studiano 500 bambini per la maggior parte figli
di famiglie egiziane, non può esistere alcuna scuola islamica. La decisione ha
alla base motivi igienico - sanitari, come certificato da una denuncia inoltrata
per conoscenza anche alla Asl e ai vigili urbani."(RaiNews24).
Il direttore della scuola difende l'operato dell'istituto, affermando che non ci
sono intenzioni illecite nei contenuti insegnati ai bambini. Tuttavia, il
Sindaco Albertini sottolinea il fatto che la scuola non è riconosciuta, è
"illegale" e quindi non si dà il motivo per la sua esistenza.
Da quel giorno sono poi state scritte molte cose, fino ad oggi, quando si
legge che la scuola di Via Quaranta si sarebbe "arresa": "In
via Quaranta sventola una bandiera bianca. I responsabili della scuola islamica
illegale al centro delle polemiche chiedono una tregua per trovare, con le
istituzioni che l'hanno messa al bando, una soluzione per i circa 500 bambini
che lunedì contavano di cominciare le lezioni nell'istituto".
(Il Giornale.it)
Qual è il vero problema emerso nel corso di questi
giorni? Potrebbe sembrare una domanda sciocca, ma volendo bene
analizzare la cosa, non lo è: esistono diverse questioni nella questione:
la rivendicazione di un'identità culturale da parte di una comunità (quella
egiziana); la necessità di garantire la legalità da parte del Comune di
Milano, nell'interesse di tutti i cittadini; il rischio di creare nella
comunità egiziana un senso di disagio ed in quella italiana un senso di inutile
"supremazia"; l'importanza del valore del sistema scolastico italiano,
basato su anni e anni di storia che hanno portato a stabilire regole precise,
valide per tutti e che vanno rispettate da tutti i cittadini.Senza contare il
valore dell'integrazione che l'Italia ha sempre sostenuto e portato avanti
attraverso al scuola, di tutti i bambini tra di loro.
Cosa pensate di questa vicenda? Cosa pensate che sarebbe giusto fare?
Se volete esprimere un vostro parere, scrivete a redazione@clubscuolaitalia.it
Pubblicheremo i pareri pervenuti alla redazione in questa stessa sezione.
Ci è giunta un' e mail da parte di Elena, di Milano, che ha espresso la sua idea. Pubblichiamo il commento che ci ha inviato:
"Sono profondamente dispiaciuta per tutti quegli studenti che da un giorno all'altro hanno dovuto rinunciare a alla "loro" scuola ma, d'altro canto, comprendo la difficile situazione che si è trovato ad affrontare il comune di Milano.
A proposito, dov'era il comune di Milano quando sei anni fa quella ex fabbrica è stata occupata abusivamente da alcuni esponenti della comunità egiziana? Perchè non è intervenuto prima? Perchè il caso della scuola di via Quaranta è scoppiato solo ora?
Come giustamente fa notare l'autore del vostro articolo esistono diverse questioni nella questione come quella dell'integrazione.
Ma siamo proprio sicuri che queste persone vogliano veramente integrarsi nella nostra società? Penso invece che chiedano a noi, cittadini italiani, di poter vivere qui la loro diversa "cultura", separatamente."
Grazie per aver inviato il tuo parere!
Chiunque abbia altro da aggiungere, scriva a redazione@clubscuolaitalia.it