Milano, via Quaranta, scuola araba verso la riapertura
Il caso della scuola islamica di via Quaranta a Milano continua ad accendere
gli animi degli interessati (studenti, famiglie, esponenti della giunta
comunale, ecc.) e non solo.
Sembra che l'edificio, occupato fino all'inizio di questo anno scolastico da
ragazzi di nazionalità egiziana e chiuso per decisione del comune di Milano,
riapra le porte nonostante il parere contrario del comune.
La comunicazione è arrivata via lettera, indirizzata al sindaco, al
prefetto, all'assessore all'Infanzia ed al direttore scolastico regionale. La
scuola di via Quaranta riapre, c’è scritto. Già domani, forse. «Temporaneamente,
per i fini del proseguimento dell’istruzione paterna», firma il legale
dell’istituto. E spiega: sono i genitori a chiederlo. Quegli stessi che
avevano deciso di iscrivere i figli nelle scuole pubbliche italiane (alle medie)
e che, dopo essersi riuniti domenica, hanno cambiato idea: solo due studenti su
trenta si sono presentati ieri in classe.
La decisione è maturata dalla volontà di continuare a fruire legittimamente
dell'istruzione paterna sostenendo gli esami di idoneità presso la scuola
pubblica ed il consolato egiziano. Poco importa se i locali sono stati
dichiarati inagibili dal Comune: i corsi si faranno. La mattina per i 200
bambini delle classi elementari ed il pomeriggio per i 40 delle medie. Questo
almeno fino a quando non si troverà una sede adeguata.
Si va avanti, dunque, senza tenere conto della posizione del prefetto:
"Al di là dell'inagibilità, quella scuola è illegale". E se
domani via Quaranta dovesse realmente riaprire, sarà scontro duro. Con un
provvedimento di chiusura dell’edificio da parte della prefettura di Milano.
"Abbiamo atteso - scrivono le famiglie egiziane in un'altra lettera - e
pazientato. Abbiamo letto, ascoltato mille voci, ma di fatto una sola soluzione:
mandare i nostri figli alle scuole pubbliche. Nessuno si è preoccupato di
chiederci cosa desideriamo per l’istruzione dei nostri bambini".
Di un'alternativa invece si è parlato ieri in provveditorato: un progetto
di scuola privata autorizzata, gestita dagli egiziani ma controllata
dall’istituto statale più vicino. La sede ci sarebbe già: dieci classi
in via Ariberto messe a disposizione dalla Fondazione Mantegazza. "Stiamo
facendo ogni sforzo — commenta il provveditore Antonio Zenga — ma sarebbe
intollerabile che riaprisse la vecchia sede. Quaranta bimbi egiziani studiano
regolarmente nelle nostre elementari. Il dialogo deve continuare".