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Dal mondo animale |
13/07/2010 |
LOTTA PER LE BALENE: A 17 STATI NEGATO IL DIRITTO DI VOTO
Un quinto dei votanti sul futuro della caccia ai cetacei discusso in Marocco dalla Commissione Baleniera Internazionale sarebbero esclusi per motivi tecnici
Sono 17 (su 88) i Paesi che non potranno votare le nuove regole per la caccia alle balene, discusse
in Marocco dalla Iwc, la Commissione baleniera internazionale, contro cui anche
in Italia le associazioni ambientaliste stanno manifestando in piazza.
La partita che si è giocata ad Agadir è davvero importante: al voto ci sono le nuove regole internazionali per la caccia alle balene e un compromesso storico osteggiato da molti che vorrebbe, nei suoi intenti, rendere più efficace la moratoria del 1986 violata costantemente dai Paesi più spregiudicati nella caccia ai cetacei come Giappone, Norvegia e Islanda.
Tra i diciassette Paesi che non riusciranno a dire la loro (un quinto del totale dei convocati ad Agadir) ci sono molti piccoli stati del Pacifico su cui peraltro il Giappone fa molta pressione per avere i loro voti. Tra questi ci sono
Palau, ma anche piccoli stati di altre aree, come le isole Marshall, il Ghana e il Gambia. La maggioranza dei 17 ha idee affini alle nazioni baleniere per antonomasia, e per questo le fonti internazionali parlano di «un duro colpo per la speranza giapponese di veder legittimato l’uso commerciale della carne di balena». Il motivo dell’esclusione dal voto è tecnico, e non politico: questi 17 rappresentanti non avrebbero diritto a dire la loro per via di alcune irregolarità amministrative e contabili, tra cui il non aver pagato le tasse annuali della Commissione. Sempre in tema di conti scottanti, si legge su Abc News che i tentativi giapponesi di comprare i voti dei rappresentanti presenti in Marocco abbiano raggiunto livelli preoccupanti:
camere d’albergo pagate per tutti da parte dei giapponesi, e prostitute offerte in cambio del loro voto a molti degli 88 delegati. Ma la Commissione non conferma queste voci e informa che sta ancora indagando sull’accaduto.
Ad aggiungersi agli stati più inclini a mantenere la moratoria e colpire con maggior durezza chi caccia le balene, come per esempio l’Australia, ci sono molti personaggi pubblici che hanno sposato la causa ambientalista. L’ultimo in ordine di cronaca è Paul Mc
Cartney, che si è schierato in un appello contro il governo norvegese.
Più propensa a negoziare un accordo è sottoscrivere la proposta degli Stati Uniti è invece la Nuova Zelanda, mentre l’Unione Europea dichiara di voler mantenere la moratoria degli anni Ottanta, pur considerando un compromesso che vada verso migliorie nel lungo periodo per la vita dei cetacei e la loro conservazione.
Fonte: http://www.corriere.it/
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