LA RIFORMA GELMINI
Con
il termine Riforma Gelmini si intendono tutti i provvedimenti scolastici voluti
dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Mariastella
Gelmini, dal 2008 ad oggi con
lo scopo di riformare il sistema scolastico italiano dalla Scuola
dell’Infanzia all’Università secondo un Piano Programmatico esposto per la
prima volta nell’estate del 2008. M. Gelmini è deputata per Forza Italia dal
2006. Una RIFORMA DI
LEGGE è un insieme complesso di Provvedimenti voluti da più istituzioni e
parti il cui scopo è modificare sostanzialmente un sistema.
La riforma segue uno schema di piano programmatico che nasce dall’art.64 della Legge
133 del 6 agosto 2008 (Finanziaria) e dalla Legge 169 del 30 ottobre 2008.
L’obiettivo prioritario è una
razionalizzazione della spesa pubblica nell’ambito dell’Istruzione a tutti i
livelli, infatti i commi 6,7,8 e 9
concernono la parte tecnica/finanziaria:
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l’economia lorda di spesa dello
Stato,ovvero quanto lo Stato dovrà risparmiare ogni anno, come da legge
finanziaria del 2008, dovrà essere di non meno di 456 milioni di euro per
l'anno 2009, a 1.650 milioni di euro per l'anno 2010, a 2.538 milioni di euro
per l'anno 2011 e a 3.188 milioni di euro a decorrere dall'anno 2012.
-
a partire dall’anno 2010, il 30 per cento di questa economia di spesa è
destinata ad incrementare le risorse
contrattuali di coloro i quali promuovono nelle Scuole di ogni ordine e
grado, iniziative che favoriscono il risparmio complessivo conseguito per
ciascun anno scolastico.
Da
tutto questo ne derivano una serie di Provvedimenti, disegni di Legge, decreti
Legge, poi convertiti in Legge (si ricorda che un Decreto Legge è
immediatamente attivo, ma decade se non viene convertito in Legge entro 60
giorni dall’accordo), che in due anni hanno coinvolto e ristrutturato la
scuola italiana dall’Infanzia all’Università, ultimo e recentissimo atto.
Il
Piano Programmatico si articola nei seguenti punti:
1.
Criteri
di predisposizione e attuazione del piano
Sintetizza quali sono i principi guida che hanno portato
a formulare la Riforma, ovvero la valorizzazione delle realtà regionali,
integrando le risorse statali con quelle degli Enti Locali, rendere il carico
orario sostenibile per gli studenti attuando una riduzione degli orari e
semplificando la proposta di piani di studio. Si reputa infatti che
l’eccessiva scelta formativa sia la fonte principale del fenomeno della
dispersione scolastica. Così si esprime il Ministro nell’ultimo punto “Il
superamento della frammentazione e proliferazione degli indirizzi di studio, che
disorienta l’utenza e determina un aumento ingiustificato di docenti, e spesso
produce una modesta qualità dei risultati di apprendimento”
2.
Revisione
degli ordinamenti scolastici
Vengono prese in analisi le diverse scuole partendo dalla
revisione dell’orario:
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La
scuola dell’Infanzia: è
previsto un solo insegnante e lo svolgimento delle attività al mattino. Le
risorse che in questo modo vengono risparmiate, qualora ce ne siano, possono
essere utilizzate per venire incontro alle esigenze delle famiglie, lasciando
alla scuole un ampio margine di autonomia organizzativa in merito alla
flessibilità degli orari, sebbene con un personale ridotto.
-
La
Scuola Primaria: “nell’arco di
vita dai sei ai dieci anni si avverte il bisogno di una figura unica di
riferimento con cui l’alunno possa avere un rapporto continuo e diretto” va
quindi privilegiata l’attivazione di classi affidate ad un unico docente e
funzionanti per un orario di 24 ore settimanali. A discrezione delle scuole
questo orario può essere ampliato a 27 o 30 ore. Il percorso è affiancato da
uno specialista di per l’insegnamento della lingua inglese.
-
Scuola
Secondaria di I grado: l’orario,
in questo caso è definito in via ordinaria, nella misura di 29 ore settimanali
rispetto alle 32 pre Riforma, si cercherà quindi di superare l’eccessiva
frammentazione negli insegnamenti favorendo l’accorpamento degli stessi in
aree di base: linguistica, umanistico letteraria, tecnologica e scientifica.
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Licei:
si riducono a sei, di cui classico, scientifico, linguistico e delle scienze
umane con un monte ore massimo pari a 30. 32 le ore invece che avranno il liceo
artistico, a sua volta articolato in sei indirizzi, e quello musicale e
coreutico.
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Istituti
Tecnici e Professionali: anche qui
il monte ore è pari a 32. Gli istituti tecnici si suddividono in due settori:
economico, con 2 indirizzi, e tecnologico, con 9 indirizzi, mentre i
professionali si dividono nel settore dei servizi, con 4 indirizzi, e industria
e artigianato con 2 indirizzi.
3.
Razionale
ed efficiente utilizzo delle risorse umane della scuola
Per
risorse umane nella scuola si
intendono i docenti di ogni ordine e grado e il personale ATA, ovvero tutti
coloro che lavorano a vario titolo all’interno del sistema scolastico:
segretari amministrative, assistenti tecnici, collaboratori scolastici… che
verrà ridimensionato con una stima del 17%.
Il primo obiettivo è quindi quello di incrementare il
rapporto alunni/docenti e alunni/classi, quindi classi più numerose affidate ad
un unico docente tramite accorpamento degli insegnamenti nella scuola secondaria
e il maestro unico nella Primaria lasciando comunque l’autonomia alle scuole
di organizzare l’attività didattica secondo criteri di flessibilità.
L’unico potenziamento che si ritiene indispensabile,
soprattutto per aderire agli standard richiesti a livello europeo, è la
formazione degli insegnanti di inglese per la scuola primaria.
Il
30% delle risorse che però andranno risparmiate saranno reinvestite premiando
il personale delle scuole che meglio ha saputo rendersi innovativo come proposta
e organizzazione.